Papà sempre più vecchi, attenzione agli effetti sulla fertilità e salute dei bambini

PAPA’ SEMPRE PIU’ VECCHI, ATTENZIONE AGLI EFFETTI SULLA FERTILITA’ E SULLA SALUTE DEI BAMBINI

I più recenti dati Istat indicano che l’età media in cui si diventa papà in Italia è di 35,8 anni, tra le più avanzate in Europa [1]. Un fenomeno sempre più frequente, rispetto al passato, che riguarderebbe circa il 70% dei nuovi papà italiani. 

Spesso si pensa che l’infertilità della coppia sia dovuta prevalentemente a problematiche femminili, mentre è fondamentale prendere in considerazione anche il fattore maschile; infatti, numerose evidenze scientifiche dimostrano che le caratteristiche funzionali dello spermatozoo, come motilità, morfologia o danni al DNA, peggiorano con l’aumentare dell’età con effetti negativi sulla possibilità di concepire [2].

In Italia l’età in cui si fa il primo figlio è aumentata di 10 anni, passando dai 25 anni della fine degli anni ‘90 ai circa 36 attuali. Le motivazioni sono molteplici, da quelle culturali a quelle economiche, oltre all’aumento dell’aspettativa di vita, ma il picco di fertilità, nella nostra specie, rimane compreso tra i 20 e i 30 anni. Un risvolto importante da prendere in considerazione è anche l’effetto che l’età avanzata può avere sul futuro nascituro in quanto, come per la donna, rischio che il bambino nasca, o sviluppi, nel tempo problemi di salute aumenta direttamente con crescere degli anni dei genitori.

Va infine aggiunto che con l’avanzare dell’età aumenta il tempo di esposizione agli inquinanti ambientali, come microplastiche, interferenti endocrini e metalli pesanti. I danni che questo può causare, purtroppo, sono spesso irreversibili, ma un’alimentazione ricca di antiossidanti può aiutare a ritardare i danni cellulari causati dallo stress ossidativo [3].

Ecco, quindi, alcuni cibi alleati:

carote, spinaci, lattuga, cavolo, zucche (Beta-caroteni)

pomodori, papaia, uva (licopene)

albicocche, uova, carote, mango (vitamina A)

agrumi, cereali integrali (Vitamina C)

noci, semi, olio d’oliva vergine, broccoli (Vitamina E)

more, lamponi, ciliegie, soia, cioccolato, origano (Flavonoidi)

 

Presso la nostra clinica troverete un dipartimento specializzato in andrologia, ma anche professionisti per un supporto psicologico, medico e nutrizionale per una corretta prevenzione, cura e diagnosi dell’infertilità.

 

[1] http://dati.istat.it/index.aspx?queryid=19031

[2] https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0015028222019938

[3]https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5203687/#:~:text=Supplements%20such%20as%20CoQ10%20and,reduces%20the%20sperm%20DNA%20damage.

 

 

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Endometriosi | Alimentazione può aiutare 3 milioni di donne

GIORNATA MONDIALE DELL’ENDOMETRIOSI: E’ UNA PATOLOGIA CHE AFFLIGGE 3 MILIONI DI DONNE, MA L’ALIMENTAZIONE PUÒ ESSERCI D’AIUTO

L’endometriosi è un disturbo causato dalla presenza della mucosa che normalmente riveste esclusivamente la cavità uterina all’esterno dell’utero. Questo comporta un’infiammazione cronica e dolori che possono influire sulla qualità della vita, risultando talvolta addirittura invalidanti.  Si stima che in Italia siano affette da endometriosi il 10-15% delle donne in età riproduttiva e questa patologia interessa circa il 30-50% delle donne infertili o che hanno difficolta a concepire. 

Nella giornata dedicata a questa patologia, cerchiamo di essere di aiuto con alcuni consigli nutrizionali vista la stretta relazione tra dieta ed endometriosi; dieta che è in grado di influire riducendo l’infiammazione, il dolore e la stanchezza, oltre a poter migliorare la fertilità.

Innanzitutto, è raccomandabile il consumo di fibre attraverso frutta, verdura, legumi e cereali integrali (escludendo segale e avena perché ricchi di estrogeni); infatti è stato osservato che le donne con alimentazione povera di carne rossa (uno studio condotto su 81.908 partecipanti ha riscontrato un aumento del rischio del 56% nelle donne che consumavano più di 2 porzioni al giorno di carne rossa rispetto a coloro che ne consumavano meno di una porzione a settimana) e grassi saturi in favore di verdure e frutta a grassi polinsaturi hanno minor rischio di sviluppare la patologia [1]. Importante, quindi, ridurre il consumo di alimenti di origine animale in favore di quelli di orine vegetale prestando attenzione al bilanciamento tra omega 3 e omega 6 con l’aumento dell’utilizzo di frutta secca e semi oleaginosi a discapito di prodotti pronti e confezionati. 

Esistono poi cibi dalle capacità antiossidanti utili nel trattamento antinfiammatorio dell’endometriosi come kiwi, alimenti ricchi di vitamina C (agrumi), olio extravergine di oliva spremuto a freddo, olio di semi di lino, avocado, curcuma e zenzero, ma anche prezzemolo, origano, rosmarino basilico [2].

Bisogna inoltre fare attenzione alle quantità e qualità dei cibi, con focus sugli zuccheri semplici, i latticini e il carico glicemico complessivo del pasto; esso, infatti, deve avere la corretta ripartizione dei macronutrienti: carboidrati, lipidi e proteine. Ricordiamo, però, anche i micronutrienti fondamentali come Calcio, iodio e Vitamina D.

Infine, anche lo stile di vita gioca un ruolo importante, quindi è bene avere un’attività fisica regolare evitando caffè, bevande eccitanti, prodotti confezionati e cibi conservati nella plastica.

Presso la nostra clinica è possibile ricevere consulenze specifiche per questa patologia sia da un punto di vista medico che nutrizionale, in modo da avvicinarsi alla maternità in salute e con maggiori possibilità di successo. 

 

[1] Yamamoto A. et al., “A prospective cohort study of meat and fish consumption and endometriosis risk”, Am J Obstet Gynecol. 2018.

[2] Harris HR et al.  “Fruit and vegetable consumption and risk of endometriosis”, Hum Reprod. 2018.

 

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Pesticidi nei Cereali e Prodotti della Colazione | Effetti sulla Riproduzione

PESTICIDI NEI CEREALI E PRODOTTI PER LA COLAZIONE, ULTERIORE ALLARME PER GLI EFFETTI SUL SISTEMA RIPRODUTTIVO

Un recente studio, condotto dall’Environmental Working Group (EWG) negli Stati Uniti, ha evidenziato gravi contaminazioni in alcuni alimenti di un pesticida: il clormequat le cui conseguenze possono essere anche a carico del sistema riproduttivo.

Infatti, questo potente fitoregolatore è stato ritrovato nell’urina dell’80% delle persone analizzate tra il 2017 e 2023 con un picco di esposizione nell’ultimo anno. In particolare, il clormequat viene utilizzato per trattamenti su piantagioni di avena finendo in comuni prodotti per la colazione come alcuni noti cereali. Il clormequat è un regolatore della crescita che viene utilizzato per mantenere corte le piante in modo che i gambi non si pieghino e si rovinino in caso di forte vento rendendole resistenti agli agenti atmosferici e ai parassiti.

In Europa questo prodotto è soggetto a specifiche regolamentazioni (che hanno portato, ad esempio, ad alcuni importanti sequestri di prodotti agricoli contaminati) mentre negli Stati Uniti le limitazioni al suo utilizzo anche in campo alimentare sono state recentemente alleggerite. 

Sebbene la ricerca sugli effetti del clormequat sia ancora in corso, alcuni studi preliminari lo collegano a problemi riproduttivi, con azione, addirittura, sullo sviluppo embrionale e sulla crescita postnatale. Questo pesticida ricadrebbe, quindi, nella definizione di interferente endocrino in grado, come molte altre sostanze chimiche tossiche usate in agricoltura, plastiche, ritardanti di fiamma e apparecchi elettronici, di alterare il quadro ormonale con effetti negativi su tiroide, sistema riproduttivo, sviluppo del sistema nervoso centrale e risposta immunitaria.

Sarebbe quindi fondamentale che vi fosse una supervisione e regolamentazione omogenea da parte di Governi e legislazioni internazionali. Nel mentre, come consumatori, è bene fare scelte consapevoli che ci tutelino il più possibile dall’esposizione a queste sostanze purtroppo ancora presenti sul mercato nonostante i loro effetti potenzialmente nocivi su uomo e ambiente. 

Infine, è importante considerare che nonostante un alimento si possa presentare al di sotto dei limiti massimi residui (MRL), tali limiti sono fissati senza valutare gli effetti del cocktail derivanti da un’esposizione combinata a diverse sostanze chimiche come avviene regolarmente nei cibi [1].

Presso la clinica S.I.S.Me.R. è possibile ricevere maggiori informazioni ed essere seguiti da specialisti per indirizzarvi verso le migliori scelte alimentari e nutrizionali per tutta la famiglia.

 

[1] https://www.oecd.org/chemicalsafety/considerations-for-assessing-the-risks-of-combined-exposure-to-multiple-chemicals-ceca15a9-en.htm



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Microplastiche nella Placenta | Come difendersi

MICROPLASTICHE NELLA PLACENTA, COME DIFENDERSI

Una nuova ricerca conferma le preoccupazioni legate all’inquinamento da plastica per la salute umana e degli interi ecosistemi. Infatti, un gruppo di ricercatori dell’Università del New Mexico ha trovato tracce di microplastica in ciascuna delle 62 placente umane esaminate dimostrando come queste particelle di piccole dimensioni siano in grado di attraversare la barriera placentale con possibili danni sulla madre e il bambino sia a breve che a lungo termine.

Il 54% delle microplastiche individuate dalla ricerca era rappresentato da polietilene, seguito da polivinilcloruro (pvc) e nylon con il 10% ciascuno; il restante 26% delle particelle era costituito da nove diversi tipi di polimeri.  A peggiorare il quadro, i dati denunciati dall’Università delle Hawaii di Manoa, dal Kapi’olani Medical Center for Women and Children di Honolulu e dall’Università federale di Alagoas in Brasile che, esaminando 30 placente donate tra il 2006 e il 2021, hanno scoperto che mentre nel 2006 sei campioni su dieci presentavano una concentrazione di microparticelle, nel 2013 la quota era salita a nove su dieci.

Le microplastiche sono già state trovate in tutti gli organi del corpo umano, ma da dove vengono e come difendersi? 

Queste particelle, le cui dimensioni sono comprese tra i 330 micrometri e i 5 millimetri, derivano dalla degradazione fisica (sole, vento, calore…) o chimica (acido, sale, cloro) di oggetti di plastica più grandi, come contenitori per imballaggio, materiali per la conservazione di alimenti, bottiglie d’acqua monouso e indumenti. 

Quindi alcuni suggerimenti sono:

  • limitare cibi confezionati nella plastica preferendo vetro, carta o materiali riutilizzabili, soprattutto se usati con alimenti caldi
  • evitare l’uso di saponi, cosmetici e prodotti abrasivi con microplastiche
  • scegliere spugne naturali invece di quelle sintetiche
  • vestirsi con capi a base di tessuti naturali (quelli sintetici durante il lavaggio – che sia a mano o in lavatrice – rilasciano microfibre che vanno a decomporsi divenendo microplastiche)
  • limitare il consumo degli alimenti che risultano più comunemente contaminati da queste sostanze, ossia i frutti di mare, il miele, lo zucchero, il sale.

L’alimentazione e lo stile di vita hanno un ruolo chiave nella salute riproduttiva; presso la nostra clinica potrai ricevere il giusto supporto per poter attuare le migliori scelte che tutelino il tuo organismo e quello del bambino che, speriamo, presto arriverà.

 

REFERENZE:

Garcia MA, Liu R, Nihart A, El Hayek E, Castillo E, Barrozo ER, Suter MA, Bleske B, Scott J, Forsythe K, Gonzalez-Estrella J, Aagaard KM, Campen MJ. Quantitation and identification of microplastics accumulation in human placental specimens using pyrolysis gas chromatography mass spectrometry. Toxicol Sci. 2024 Feb 17:kfae021

Weingrill RB, Lee MJ, Benny P, Riel J, Saiki K, Garcia J, Oliveira LFAM, Fonseca EJDS, Souza ST, D’Amato FOS, Silva UR, Dutra ML, Marques ALX, Borbely AU, Urschitz J. Temporal trends in microplastic accumulation in placentas from pregnancies in Hawai’i. Environ Int. 2023 Oct;180:108220

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Smog e Fertilità | Quanto incide l’inquinamento?

ALLARME SMOG, EFFETTI ANCHE SULL’INFERTILITÀ

In questi giorni è alla ribalta della cronaca il fatto che l’Italia sia tra i Paesi dell’Unione Europea dove l’aria è più inquinata, con la Pianura Padana in cima alla lista. Lo smog, infatti, è un problema crescente le cui ricadute sulla salute sono amplissime, compresa l’infertilità sia femminile che maschile. Sotto accusa le polveri sottili: particelle molto fini sospese nell’aria che possono comprendere sostanze nocive quali gas inquinanti, vapori tossici, metalli pesanti, solfati e nitrati.

Per valutare la qualità dell’aria si analizza la quantità di PM10, cioè le particelle grandi fino a 10 micron, e di PM2,5. Se il primo tipo può raggiungere, respirando, la gola e la tracheail pulviscolo più piccolo è in grado di arrivare ai polmoni. Per capire la gravità della situazione basta ricordare i dati recentemente diffusi, dalla società svizzera IQAir, che indicano come a Milano vi sia una concentrazione di PM2.5 di 29,7 volte il valore guida annuale fissato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Le malattie legate all’inquinamento sono moltissime tra cui tumori, cardiopatie, asma e, non ultime, le disfunzioni del sistema riproduttivo con effetti dal concepimento allo sviluppo del feto

In Cina è stato recentemente concluso un ampio studio che ha dimostrato come l’inquinamento atmosferico aumenti il rischio di infertilità in modo significativo [1]. Inoltre, esistono pericoli anche sulla salute del feto e della donna in gravidanza, dal parto prematuro al basso peso del neonato [2].

Ma non serve andare oltreoceano per trovare tali evidenze: una ricerca condotta dall’università di Modena e Reggio Emilia, presentata al congresso della Società Europea per la Riproduzione Umana, ha investigato, i valori dell’ormone antimulleriano (AMH), indicatore di riserva ovarica, nelle donne residenti nell’area di Modena nell’arco di 10 anni.  Questi dati sono stati messi a confronto con quelli della regione Emilia-Romagna relativi all’esposizione del donne a fattori ambientali e alle polveri sottili. I risultati delle misurazioni di AMH nelle 1.318 donne prese in esame, hanno confermato come i valori dell’ormone, oggetto di studio, diminuiscano all’avanzare dell’età delle donne, ma è stato anche riscontrato che i livelli di AMH, indipendentemente dall’età delle pazienti, erano inversamente proporzionali alla concentrazione di agenti inquinanti presenti nell’atmosfera, definiti come PM10, PM2.5 e ossidi di azoto [3]. 

Non stupisce, quindi, che le persone con diagnosi di infertilità siano in aumento e ci siano sempre più coppie che devono rivolgersi a un percorso di procreazione medicalmente assistita per avere il tanto desiderato figlio. Purtroppo, nonostante le evidenze, le misure messe in opera per tutelare la salute di tutti,  ivi compreso la prevenzione, la necessità di fare accertamenti non solo in età avanzata e l’educazione per un corretto stile di vita,  sono spesso largamente insufficienti.

Presso la clinica S.I.S.Me.R. è possibilericevere il supporto specialistico prima, durante e dopo il concepimento al fine di essere pienamente consapevoli delle possibili scelte per il futuro personale e di coppia.

[1] https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33171380

[2] https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/30419237/

[3] https://www.aou.mo.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/3401

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Sigarette elettroniche: rischi ed effetti sulla fertilità femminile e maschile

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SIGARETTE ELETTRONICHE, RISCHI ED EFFETTI SULLA FERTILITA’ FEMMINILE E MASCHILE

Il fumo è un fattore capace di influenzare negativamente la fertilità causando menopausa precoce, riduzione del numero dei follicoli e alterazioni della qualità spermatica. Molti credono, erroneamente, che sia solo il fumo delle sigarette “classiche” ad arrecare tali danni, ma è importante sottolineare come anche le nuove sigarette elettroniche siano nocive.

Infatti, tali dispositivi denominati vapers, vaporizzano una soluzione liquida contenente glicerina, glicole propilenico, alcuni additivi, agenti aromatizzanti e nicotina in concentrazione variabile e sono in grado di influenzare lo stato della fertilità.

Come afferma il Dott. Alessandro Zanasi, medico specialista in Malattie dell’Apparato Respiratorio e coordinatore del Centro per lo studio e la cura della tosse presso la nostra clinica, “la prevalenza dell’uso della sigaretta elettronica è allarmante e il suo impatto negativo sulla riproduzione maschile e femminile è ampiamente documentato in una recente Review [1]”.

Per quanto riguarda la fertilità femminile, la nicotina può interferire con l’ovulazione e con la qualità degli ovociti. Inoltre, vari studi stanno indagando gli effetti dei liquidi delle sigarette elettroniche sull’espressione dei markers molecolari di impianto nelle cellule dell’endometrio (le cellule che costituiscono la mucosa uterina fondamentale per l’instaurarsi di una gravidanza) per verificare se tali composti influenzino la ricettività e la vitalità dell’endometrio, riducendo l’espressione dei geni dei marker di impianto embrionario e causando la morte cellulare.

La nicotina, presente nella maggior parte dei vapers, è anche nota per la sua capacità di ridurre la fertilità degli uomini influenzando la qualità e motilità degli spermatozoi, oltre a poter alterare il loro DNA aumentando il rischio di mutazioni genetiche nella prole.

 In particolare, una ricerca condotta su 2008 uomini, con età media di diciannove anni, ha mostrato come, nonostante la sigaretta elettronica contenga una minore quantità di sostanze tossiche rispetto a quella tradizionale, possa comunque alterare la qualità del liquido seminale di chi ne fa uso. Tali risultati sono stati ottenuti utilizzando sigarette elettroniche con liquidi anche privi di nicotina, suggerendo che l’alterazione a carico del liquido seminale non dipenda dalla presenza quest’ultima quanto, piuttosto, dai liquidi con proprietà pro-ossidanti in grado di causare uno stato infiammatorio a carico del tessuto testicolare [2].

I danni legati al fumo non devono essere sottovalutati nemmeno durante un trattamento di procreazione medicalmente assistita: è infatti importante sapere che nelle fumatrici risulta una minor risposta alla stimolazione, un numero inferiore di ovociti prelevati e fecondati e ovviamente un inferiore tasso di gravidanza.

E’ bene indicare come la disinformazione sulle sigarette elettroniche colpisca persino le donne in gravidanza che, credendo di non avere effetti nocivi, continuano a “svapare”. Invece, fumare durante la gestazione è sempre controindicato per aumentato rischio di gravi danni al feto, complicanze, parto prematuro, morte improvvisa del lattante, basso peso alla nascita e ridotta funzionalità respiratoria.

Se state cercando un figlio, questo può essere un ottimo motivo per smettere di fumare. Presso la nostra clinica sono presenti specialisti in grado di accompagnarvi e darvi il pieno sostegno per aiutarvi in questo fondamentale cambiamento del vostro stile di vita.

[1] https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/36983982/ 

[2] https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32558890/

L’articolo nasce con il contributo del Dott. Alessandro Zanasi, medico specialista in Malattie dell’Apparato Respiratorio, consulente presso SISMeR.



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Ansiolitici e gravidanza: rischi e benefici vanno attentamente valutati

ANSIOLITICI E GRAVIDANZA, RISCHI E BENEFICI VANNO ATTENTAMENTE VALUTATI

Viviamo in una società fortemente stressata e ansia e insonnia sono effetti collaterali molto diffusi tanto che l’uso di ansiolitici, antidepressivi e psicofarmaci è in aumento come documentato dall’Agenzia italiana del farmaco – Aifa. 

Svariate ricerche hanno, però, sottolineato i rischi dell’assunzione di benzodiazepine per indurre calma e sonno nel primo trimestre di gestazione. Gli studi, infatti, hanno dimostrato che le donne esposte a tali farmaci durante la gravidanza avevano un rischio aumentato dell’85% di aborto spontaneo (una volta presi in considerazione altri possibili fattori medici oltre ai fattori sociodemografici, compreso il livello economico e lo stile di vita).

La causa può essere dovuta al potenziale ruolo nei processi di proliferazione e differenziazione cellulare nel quale le benzodiazepine (BDZ), in grado di attraversare facilmente la placenta, possono causare anomalie nello sviluppo fetale, portando, infine, all’aborto spontaneo.

Senza cadere in facili allarmismi o demonizzare il ricorso a farmaci, soprattutto in caso di disturbi mentali o patologie per le quali i trattamenti farmacologici sono necessari, è bene sottolineare che l’assunzione di benzodiazepine dovrebbe essere presa in considerazione solo dopo una valutazione approfondita dei potenziali benefici e rischi, sia per la madre che per il bambino, e sempre sotto stretto controllo medico.

Affrontare una gravidanza per chi soffre di ansia e depressione non solo è realizzabile, ma è possibile farlo con serenità. La prima scelta terapeutica per una donna incinta, se i sintomi sono lievi, è costituita dall’approccio psicoterapico; ricordiamo a tal proposito, che presso la nostra clinica è possibile essere seguiti da specialisti anche sotto il profilo psicologico, prima, durante e dopo il trattamento di PMA e la gravidanza. Inoltre, è attivo un Servizio di informazione sull’uso dei farmaci in gravidanza e durante l’allattamento 24 ore su 24 per tutto il territorio nazionale tramite numero verde 800.883300[3]

Consigliamo, infine, per chi cerca un figlio ed è sotto terapia, di valutare con il proprio specialista di riferimento eventuali modifiche e sospensioni tenendo conto, anche, dei possibili effetti sulla gravidanza o dell’insorgenza di rischi a lungo termine come la depressione post-parto.

 

L’articolo nasce con il contributo della Dottoressa Patrizia Battistini, psichiatra psicoterapeuta, consulente presso SISMeR.

 

[1] https://www.researchgate.net/publication/333126113_Association_Between_Incident_Exposure_to_Benzodiazepines_in_Early_Pregnancy_and_Risk_of_Spontaneous_Abortion

[2] https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/37353262/

[3] https://www.asst-pg23.it/2013/12/farmaci-gravidanza#:~:text=vicino%20a%20loro.-,Servizio%20di%20informazione%20sull’%20uso%20dei%20farmaci%20in%20gravidanza%20e,di%20proseguire%20le%20terapie%20farmacologiche.

 



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Quando il secondo figlio non arriva

QUANDO IL SECONDO FIGLIO NON ARRIVA

Il calo della natalità e l’aumento del numero dei figli unici sono fenomeni sempre più rilevanti, come dimostrato dall’ultimo censimento della popolazione (fonte Istat 2022). Tra le principali cause vi sono la attuale situazione di crisi economica, la paura per il futuro, le incertezze e instabilità a livello economico, ma può accadere che non avere un secondo figlio non sia una scelta. Infatti, una coppia, anche se è già riuscita ad avere in maniera naturale un bambino, può presentare difficoltà nei successivi tentativi di concepimento. In questi casi si parla di infertilità secondaria.

Come nel caso dell’infertilità primaria, si può sospettare che ci possa essere un problema di fertilità dopo 6-12 mesi (in relazione anche all’età della donna) di rapporti sessuali non protetti; tale fenomeno può colpire sia donne che gli uomini.

Tra le principali cause dell’infertilità secondaria ci sono endometriosi, squilibri ormonali, ostruzione delle tube uterine, cicatrici nell’utero dovute a un taglio cesareo, alterazioni del tratto genitale, ma soprattutto uno stile di vita poco sano che comporta sovrappeso/obesità, fumo, alcol e sedentarietà. 

Tuttavia, la causa principale resta l’età. In Italia l’età media delle madri alla nascita del primo figlio è molto cresciuta negli ultimi anni, con conseguente ritardo anche per la ricerca di una seconda gravidanza. Gli anni della potenziale madre influiscono direttamente sulle probabilità di concepimento poiché a partire dai 35 anni c’è una netta diminuzione in termini di numero e di qualità degli ovociti.

Non esistono metodi naturali mirati che dimostrino la capacità di invertire la tendenza. Per questo motivo, sempre maggiori coppie trovano nella procreazione medicalmente assistita (PMA) un possibile rimedio.

I test diagnostici sono gli stessi effettuati nei casi di infertilità primaria e includono l’analisi della storia clinica della coppia, oltre a indagini del profilo ormonale, ecografie, valutazioni morfologiche e approfondite di utero e ovaie e, per l’uomo, spermiogramma. Inoltre, verranno valutati singolarmente eventuali altri test complementari per concludere la diagnosi.

Presso SISMeR è possibile effettuare tutte le indagini necessarie e avere la piena assistenza, tecnica e psicologica (che può essere utile dopo anni di “quando darete un fratellino o una sorellina a questo povero figlio unico?”), per essere consapevoli della propria storia e valutare insieme le possibili soluzioni per raggiungere il sogno di una nuova vita in famiglia.



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Ciclo mestruale regolare? Non è sinonimo di fertilità

CICLO MESTRUALE REGOLARE? NON E’ SINONIMO DI FERTILITÀ

Generalmente, ed erroneamente, si pensa che avere le mestruazioni sia sinonimo di avvenuta ovulazione e, conseguente, possibilità di concepire. Si tratta di una falsa credenza perché a volte, nonostante ci sia la comparsa periodica delle mestruazioni, si potrebbe essere affette da anovulazione, una disfunzione del ciclo caratterizzata dall’assenza di ovulazione. Le mestruazioni e l’ovulazione, infatti, sono due processi diversi che, sebbene coesistenti, possono verificarsi indipendentemente uno dall’altro. L’anovulazione comporta il mancato rilascio, da parte delle ovaie, degli ovuli con la conseguenza di non poter ottenere nessuna fecondazione e generazione degli embrioni.

Tra le possibili cause che determinano l’anovulazione vanno annoverati i disturbi della tiroide (che coinvolgono in modo diretto gli ormoni), lo stress, le forti variazioni di peso, l’eccessiva produzione di prolattina, i disordini alimentari, l’estrema attività fisica e l’ovaio policistico. A queste si aggiungono la perimenopausa, i tumori ovarici e l’insufficienza ovarica precoce.

Molte donne, nel corso della propria vita, soffrono di episodi di anovulazione senza nemmeno esserne consapevoli. A livello ormonale questa alterazione può essere causata dall’ipotalamo, dall’ipofisi o dall’ovaio stesso. I principali sintomi sono mestruazioni molto irregolari o assenti, cicli più lunghi di 35 giorni, mancato cambiamento del muco cervicale o eccessivo sanguinamento uterino.

Se si sospetta di avere un ciclo anovulatorio, soprattutto in vista della ricerca di un figlio, è consigliato rivolgersi a un medico che ne valuterà le cause e gli accertamenti da  effettuare per una diagnosi (tra cui esami per i dosaggi ormonali e per valutare la riversa ovarica, oltre a un’ecografia pelvica transvaginale per studiare la presenza di eventuali malformazioni uterine e fibromi) in modo da consigliare gli accorgimenti da prendere compreso il trattamento farmacologico o l’indicazione di  un percorso di procreazione medicalmente assistita.

È, comunque, sempre bene avere un corretto stile di vita e una sana alimentazione in modo da normalizzare il peso e agire sugli organi target come reni, fegato e tiroide. 

Il personale medico specializzato della nostra clinica valuterà la complessità della situazione e della storia medica della paziente, ed eventualmente del suo partner, cercando il trattamento più adatto per risolvere la patologia e superare l’eventuale infertilità.





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Cosa mettere in tavola durante le feste per aiutare la fertilità

COSA METTERE IN TAVOLA DURANTE LE FESTE PER AIUTARE LA FERTILITÀ

Quando si ricerca una gravidanza, soprattutto tramite un percorso di Procreazione Medicalmente Assistita, le abitudini alimentari e lo stile di vita sono fondamentali per aumentare le possibilità di concepimento e di nascita di un bambino sano. Infatti, alcuni cibi possono contribuire a migliorare la qualità dei gameti sia nella donna che nell’uomo, aiutano a ridurre gli effetti collaterali della terapia farmacologica (come stipsi, cefalea, ritenzione idrica e gonfiore), oltre ad agire sulla percentuale di grasso corporeo (fattore che influenza l’esito della stimolazione ovarica).

Tra poco le occasioni per abbuffate e pasti abbondanti non mancheranno, quindi vi consigliamo alcuni alimenti da introdurre nelle tavolate, in famiglia e tra amici, in modo da sfruttare il periodo delle feste per rendere l’organismo più pronto a generare e accogliere una nuova vita, senza eccessive privazioni.

Partiamo da un ingrediente principe: le lenticchie. Questo legume, simbolo del Capodanno e della fortuna, contiene ferro, fibre e proteine. Le lenticchie sono un alimento favorevole anche per la fertilità perché ricche di folato; una sola tazza di lenticchie fornisce oltre il 90% del fabbisogno giornaliero di folati.  Il nostro corpo li utilizza per la formazione dell’emoglobina e dei tessuti che vanno incontro a processi di proliferazione, come i tessuti embrionali, svolgendo un ruolo fondamentale nella prevenzione di gravi malformazioni congenite.

Inoltre, tutta la frutta secca è amica della fertilità, in particolare le noci che rappresentano una fonte di omega-3 necessaria per la corretta produzione di ormoni, così come per uno sviluppo sano del cervello a livello gestazionale. Ne basta qualche gheriglio da consumare, preferibilmente, crudo poiché il calore danneggia gli acidi grassi essenziali.

Utile, anche, aumentare l’utilizzo delle spezie, compensando la quantità di sale, nello specifico lo zenzero, una radice preziosa che aiuta a disintossicare tutto l’organismo ed è in grado di agire sulla qualità spermatica grazie all’azione antiossidante [1].

Infine, non deve mancare un buon olio d’oliva (extravergine e possibilmente estratto a freddo); base dell’alimentazione mediterranea, contiene la vitamina E, il cui composto più attivo è l’alfa-tocoferolo, nome che deriva dal greco tokos che significa “prole” e phero “portare”. Pertanto, tocoferolo significa “avere figli”. L’olio è un potente antiossidante importante per proteggere i gameti dai danni dei radicali liberi. Nelle donne, la vitamina E può aiutare a regolare la produzione di muco cervicale e influire sullo spessore del rivestimento uterino [2].

Riassumendo, legumi, cereali integrali, frutta secca e spezie, conditi con olii naturali, renderanno le vostre tavole speciali, buone per il palato e per i vostri gameti; un’occasione da sfruttare per prepararvi a un nuovo anno che auspichiamo sia pieno di belle sorprese.

I migliori auguri di buone feste da tutto il nostro staff.

[1] Mares, A. K., Abid, W., & Najam, W. S. (2012). The effect of Ginger on semen parameters and serum FSH, LH & testosterone of infertile men. Tikrit Medical Journal, 18, 322–324.

[2] https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/19200982/



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