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FIGLI DI UNA PMA, COSA RACCONTARE AI BAMBINI DEL PERCORSO DI NASCITA

L’infertilità è un fenomeno molto diffuso e dovuto molteplici fattori sia patologici che legati ad influenze esterne come l’inquinamento e lo stile di vita. Sono, quindi, sempre di più gli aspiranti genitori che ricorrono alla procreazione medicalmente assistita e i bambini nati con queste tecniche.

Nonostante questo, nel nostro Paese, è ancora difficile parlare apertamente di tali tematiche soprattutto in caso di donazione di gameti e questo può rendere, ancora più difficile, per i genitori spiegare ai figli il percorso da cui sono nati.

Tra le tante paure, c’è quella di non sapere se, e cosa dire, al bambino. In merito, non ci sono regole fisse da seguire, ogni genitore deve fare quello che si sente e che crede sia più opportuno per il proprio figlio; l’importante è avere scelto il percorso di PMA con consapevolezza e non avere, quindi, rimpianti su come sarebbero/avrebbero potuto andare le cose.

Nell’approccio di condivisione delle modalità di concepimento al bambino, i genitori non devono sentirsi soli, perchè possono avvalersi del supporto di specialisti in grado di aiutarli durante l’intero percorso, fin dalla diagnosi di infertilità e oltre il termine della sperata gravidanza. Questo è molto importante in considerazione della varietà di emozioni ad esso potenzialmente correlate sia a livello individuale che di famiglia. Presso SISMER, ad esempio, offriamo questo servizio non solo durante il trattamento, ma, su richiesta, anche in qualsiasi altro momento le coppie lo desiderino. 

Possono essere molto utili, anche, i libri per l’infanzia che sono in grado di spiegare, tramite illustrazioni e concetti semplici, la difficoltà di diventare genitori e, eventualmente, la figura del donatore. Proprio in merito al donatore, tale entità non deve essere vista come qualcosa di strano o astratto, ma come una persona che ha scelto di aiutare il prossimo come per chi dona il midollo spinale, il sangue, il cordone o, come in questo caso, i gameti, dando parte del loro patrimonio cromosomico.

Le istituzioni avrebbero l’importante compito di creare un substrato culturale che normalizzi la PMA e la donazione, in modo che chi deve ricorrere a queste tecniche non viva una situazione di disagio e pregiudizio che può influire negativamente, anche, sulla scelta delle modalità di condivisione con i figli del percorso che ha portato alla loro nascita. La letteratura scientifica dimostra che non esistono differenze significative, né a livello fisico né a livello psicologico, tra bambini concepiti spontaneamente e quelli nati da PMA. Avere un bambino significa aiutarlo a crescere e dare insegnamenti, condividere il mondo, il passato, il presente e il futuro. Un figlio è un essere nuovo, unico, che mette radici nella famiglia e che crescerà a fianco dei genitori; quindi, la modalità di concepimento o il patrimonio genetico passano in secondo piano rispetto ai legami affettivi e familiari che potranno diventare sempre più solidi anche attraverso il continuo confronto e una comunicazione vera e diretta.

Per ogni approfondimento i nostri specialisti sono sempre a disposizione nell’affiancarvi e darvi pieno supporto affrontando, con serenità e consapevolezza, qualsiasi strada dovrete percorrere.



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