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I DATI: IL 3% DEI BAMBINI ITALIANI NATI CON PMA

I dati relativi ai trattamenti effettuati nel 2017 confermano il trend dei Rapporti Ministeriali precedenti con sempre più bambini italiani nati grazie alle tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita (13.973, ovvero il 3% del totale dei bambini nati nel 2017). Di grande rilievo è il dato relativo al calo delle gravidanze gemellari, un rischio per la mamma e i bambini, grazie alla riduzione del numero di embrioni trasferiti, strategia che non diminuisce le probabilità di successo dei trattamenti stessi. Si conferma elevata l’età dei pazienti che accedono a queste tecniche, che spiega in parte anche significativo aumento l’applicazione delle tecniche con donazione di gameti. Rimane purtroppo bassissimo (e del tutto insufficiente a soddisfare la richiesta di trattamenti di eterologa) il numero di donatori e donatrici a causa dell’assenza di opportunecampagne di informazione e sensibilizzazione, nonché dell’impossibilità, stabilita per legge, di rimborsare, come avviene negli altri Paesi Europei, in alunc modo i donatori. Ciò comporta la necessità di importare un gran numero di gameta dall’estero.

LE TECNICHE: DAL 2010 AL 2017

Negli ultimi 8 anni il numero di coppie trattate è generalmente aumentato (+ 8.569), eppure effettuando un’analisi più approfondita si evince che si sono ridotte le coppie sottoposte a tecniche di I livello, (- 7.284), mentre sono aumentate quasi del 20% per le tecniche di II livello (+ 15.853). In particolare l’inseminazione intrauterina è scelta da 11.936 coppie, contro le 44.279 del II e III livello (FIVET, ICSI) e le 15.722 di scongelamento di embrioni e di ovociti (FER, FO). Infine, è da sottolineare l’incrementi di coppie che si sottopongono all’eterologa, nonché il numero di coppie trattate con tecniche PMA con donazione di gameti, pari a 487 per il I livello e 5.942 per il II e III livello.

DIFFERENZE TRA REGIONI

Seppur il numero di Centri, privati e pubblici, in Italia sia elevato (366), la loro distribuzione sul territorio nazionale è ancora disomogenea. In particolare, vi sono regioni con un numero elevato di Centri come Lombardia (60), Veneto (38), Campania (44), Lazio (42) e Sicilia (43), contro altre con una presenza decisamente inferiore come Umbria (2), Sardegna (3), Valle d’Aosta (1), Marche (6) e Basilicata (2).

PER LA PRIMA VOLTA SONO RIPORTATI I DATI SULLE INDAGINI GENETICHE PREIMPIANTO

Per la prima volta il Rapporto Ministeriale riporta i dati sulle indagini genetiche preimpianto (PGD) e gli Screening Genetici Preimpianto (PGS), ovvero indagini gentiche eseguite sull’embrione nella fase che precede il suo trasferimento in utero, ovvero che si effettua in corso di un trattamento di PMA di II e III livello ed è finalizzata alla valutazione dello stato di salute dell’embrione. Da queste indagini si sono ottenuti i seguenti dati: su 2.388 indagini eseguite su embrioni a fresco, i trasferimenti eseguiti sono stati 1.911 e ottenendo 841 gravidanze, ovvero il tasso di successo è stato del 35,2% rispetto alle indagini eseguite e al 44,0% rispetto ai trasferimenti.

TASSO DI COMPLICANZE ESTERMAMENTE BASSO

In Italia, le tecniche di PMA sono soggette a uno strettissimo monitoraggio delle attività svolte dai centri, sottolineando l’attenzione posta verso questo ambito della medicina. Dalla relazione si evince che nel 2017 l’incidenza di complicanze nei cicli di inseminazione è stata dello 0,08%, mentre per i trattamenti di II e III livello è stata dello 0,35%. In generale quindi, tecniche sono estremamente sicure.

LE NOVITÀ

Attraverso i LEA, sono state inserite nel nuovo nomenclatore della specialistica ambulatoriale tutte le prestazioni necessarie nelle diverse fasi del percorso PMA, omologa ed eterologa. Tuttavia ad oggi non è chiaro l’ammontare dei fondi stanziati per queste tecniche. Il Ministro Giulia Grillo si è impegnata a perseguire il rifinanziamento del fondo specifico istituito dalla Legge 40/2004 e destinato ad attività quali l’acquisizione di attrezzature, la formazione del personale, i contratti aggiuntivi per la riduzioAne delle liste d’attesa, nonché l’attività di ricerca e la promozione di campagne di comunicazione su queste tematiche.
Infine, è in dirittura di arrivo il decreto che recepisce la Direttiva Europea 2012/39, che prevede disposizioni tecniche in merito agli esami preliminari necessari per accedere ai trattamenti. In particolare, la direttiva prevede l’allungamento a 24 mesi del pericolo di validità degli esami infettivologici in caso di trattamento di PMA, attualmente stabilito a 3 mesi per i primi cicli di trattamento e 6 mesi per i successivi. Questo comporterebbe un beneficio per i pazienti, riducendone il disconfort e i costi a carico dei pazienti stessi e del Sistema Sanitario Nazionale, legati alla ripetizione degli esami, garantendo comunque gli standard di sicurezza.