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L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito l’infertilità come l’incapacità di ottenere una gravidanza clinica dopo un periodo di rapporti non protetti uguale o superiore a 12/24 mesi. Problemi relativi alla fertilità possono riscontrarsi sia negli uomini che nelle donne e in Italia presentano un’incidenza di circa il 15-20% delle coppie nel mondo.

L’infertilità femminile dipende da problematiche relative all’apparato riproduttivo femminile come per esempio danni alle Tube di Falloppio e patologie quali la sindrome dell’ovaio policistico e l’endometriosi. A queste patologie si aggiungono altri fattori che possono concorrere all’infertilità femminile tra cui: l’età, che porta a un calo fisiologico della riserva ovarica e il peso corporeo, sia in eccesso che in difetto, lo stile di vita e quindi l’uso o abuso di fumo, sostanze stupefacenti e alcolici e il livello di attività fisica. Infine, esiste una casistica di donne con infertilità idiopatica il cui mancato concepimento non è attribuibile a cause note. 

Numerosi studi epidemiologici condotti negli ultimi anni sono concordi nel ritenere che un’alimentazione bilanciata e sana può essere un fattore su cui agire per aumentare le probabilità di concepimento agendo sia sull’infertilità maschile che femminile. In particolare, nei soggetti in sovrappeso o obesità non solo il calo ponderale, ma anche il miglioramento della qualità nutrizionale è utile al fine di migliorare le probabilità di concepimento. 

Esiste una “dieta pro-fertilità”? Non esattamente, ma esistono degli accorgimenti dietetici a cui far riferimento in caso di problemi di fertilità sia maschili che femminili utili a migliorare non solo lo stile di vita ma anche ad aumentare le probabilità di buona riuscita delle tecniche PMA, procreazione medicalmente assistita. 

Ruolo dei carboidrati: 

i carboidrati sono un macronutriente indispensabile per la produzione di energia. Essi influenzano il metabolismo del glucosio e la sensibilità insulinica agendo quindi a livello ormonale sugli androgeni e sulla funzione ovarica. Un consumo eccessivo di carboidrati agisce negativamente sulla funzionalità ovarica. Nelle donne con problematiche di infertilità dovute alla sindrome dell’ovaio policistico e a insulino-resistenza è opportuno non solo ridurre e adeguare l’apporto giornaliero di carboidrati totali al fabbisogno energetico del soggetto, ma anche prediligere carboidrati complessi e integrali in modo da minimizzare le fluttuazioni dell’insulina. Sembrerebbe, inoltre, che la sostituzione di farine raffinate con farine integrali oltre a produrre un effetto positivo sul controllo insulinico è utile anche per la presenza di lignani, componente che svolge un ruolo endocrino attivo a livello pro-estrogenico e anti-estrogenico contribuendo a un miglioramento della fertilità. 

Ruolo omega-3:

Il ricorso a un programma nutrizionale studiato a potenziare l’introduzione di omega 3, derivante da pesce, frutta secca, semi oleaginosi è stato visto che riduce le tempistiche necessarie al raggiungimento dello stato gravidico e migliora la fertilità maschile. 

Ruolo fumo, alcol e caffeina:

Il fumo, oltre ai possibili danni alla salute, svolge un ruolo negativo sia per la qualità dei cicli ovulatori femminili sia per la qualità del seme maschile. L’abuso di caffeina e alcol andrebbe fortemente scoraggiato sia nella fase di concepimento e soprattutto nella fase gravidica per il ruolo teratogeno sul feto.

Ruolo micronutrienti:

In termini di fertilità, è noto come l’acido folico, implicato nella sintesi del DNA, sia fondamentale sia in termini di aumentata fertilità, visto il ruolo svolto nella maturazione del follico, sia in termini di buona riuscita della gravidanza, dato il ruolo svolto nello sviluppo fetale. Diversi studi prospettici hanno evidenziato che l’integrazione con acido folico riduce il rischio di infertilità anovulatoria nella donna. La maggior parte dei soggetti che si sottopongono a tecniche di PMA, procreazione medialmente assistita, viene sottoposta a supplementazione con acido folico con lo scopo di migliorare il numero di ovociti, la qualità embrionale e il tasso di gravidanza. 

Grande attenzione sta avendo anche il ruolo dell’integrazione con antiossidanti per ridurre lo stress ossidativo dal momento che sembrerebbe concorrere all’ infertilità idiopatica e alla sindrome dell’ovaio policistico. Da un punto di vista ormonale, gli antiossidanti agiscono riducendo i livelli di androgeni circolanti e minimizzando gli effetti dell’insulino-resistenza. Tra gli antiossidanti particolarmente utile e raccomandata è la vitamina E anche nota come tocoferolo deve il suo nome alla radice greca “tocos” che significa “nascita dei bambini” e al verbo “fero” che significa “portare avanti”. La vitamina E ha un effetto benefico sulla qualità degli ovuli riducendo lo stress ossidativo a livello dei follicoli. Anche la vitamina C agisce come antiossidante riducendo le tempistiche di concepimento. Infine, l’acido alfa-lipoico ha proprietà antiossidanti che sembrano particolarmente utili per la fertilità nelle donne con sindrome dell’ovaio policistico portando a un miglioramento della resistenza insulinica e a una normale ovulazione. 

Volendo parlare di “dieta per la fertilità” occorre far riferimento ai principi della dieta mediterranea basata sul consumo di cereali integrali, carni bianche, pesce, frutta e verdura fresca, frutta secca e olio EVO. A questi accorgimenti di base si può associare l’integrazione di acido folico, vitamina B12, zinco e antiossidanti. 

In generale le attuali evidenze scientifiche dimostrano come la dieta mediterranea resti il modello alimentare di riferimento per migliorare la fertilità sia maschile che femminile. 

Ruolo dell’obesità:

Un peso eccessivo può ridurre sensibilmente la capacità fertile sia delle donne che degli uomini. Donne obese presentano un rischio di infertilità anovulatoria 3 volte superiore rispetto alle donne con BMI normale. Già Ippocrate sosteneva che la donna obesa avesse maggiori problemi di concepimento: “l’utero è incapace di ricevere il seme e le loro mestruazioni sono scarse”. Numerosi sono gli studi attualmente presenti in letteratura che evidenziano come l’obesità svolga un ruolo negativo sulla fertilità femminile.  Resta, quindi, necessario la perdita di peso e l’adozione di uno stile di vita attivo sia nella fase di concepimento sia durante la gravidanza per evitare i rischi associati a un aumento eccessivo. Da un punto di vista del meccanismo d’azione con cui l’eccesso di peso agisce sulla fertilità femminile resta fondamentale la funzione endocrino-metabolica svolta dal tessuto adiposo. In particolare è il grasso viscerale, cioè localizzato a livello addominale, che incide maggiormente sul rischio di infertilità femminile. In questi soggetti anche una riduzione del 5% del peso iniziale è in grado di regolarizzare il ciclo mestruale e incrementare i cicli ovulatori. Da un punto di vista endocrino-metabolico il tessuto adiposo agisce aumentando la produzione di androgeni. Abbassando i livelli di proteine di trasporto di questi ormoni e alterando la produzione delle gonadotropine e in particolare aumentando l’ormone luteinizzante. Il risultato ormonale di questa condizione porta a un quadro di iperandrogenemia che influenza negativamente i follicoli ovarici predisponendo ad anovulazione. 

Oltre all’influenza endocrino-metabolica il tessuto adiposo svolge anche un ruolo infiammatorio stabilendo uno stato infiammatorio cronico testimoniato dalla presenza di citochine pro-infiammatorie nel liquido follicolare di donne facenti parte di protocolli di procreazione assistita. 

In conclusione un’alimentazione mirata, sana e bilanciata svolge un ruolo cruciale in termini di fertilità sia maschile che femminile e soprattutto nel caso di soggetti obesi o sovrappeso in cui il calo ponderale è sempre auspicabile. 

Dott.ssa Teresa Coviello Biologa Nutrizionista

 

Bibliografia

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