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Nell’ambito del Benessere Riproduttivo un ruolo prioritario è svolto dalla prevenzione. E’ quindi fondamentale che donne e uomini in età riproduttiva (15 – 44 anni) siano informati sui rischi connessi alle malattie sessualmente trasmesse. Tra queste, una delle più comuni e potenzialmente pericolose è l’infezione da HPV.

COS’E’ l’HPV?

L’infezione da Virus del papilloma umano o HPV è una delle più comuni malattie sessualmente trasmesse. La sua massima incidenza si verifica fra i 20 e i 40 anni e nel corso della propria vita ogni donna ha l’80 % di possibilità di contrarre tale virus. La trasmissione del virus dell’HPV è favorita da abitudini sessuali errate (rapporti sessuali non protetti da condom, numero di partners , partners occasionali) e da stati di immunodepressione (diabete, gravidanza, HIV, chemioterapia). Numerosi studi scientifici hanno dimostrato che l’HPV rappresenta il principale fattore di rischio nello sviluppo del carcinoma del collo dell’utero, in quanto la maggior parte delle donne affette da carcinoma del collo dell’utero sono risultate positive anche al virus dell’HPV. Tuttavia, è opportuno ricordare che contrarre il virus dell’HPV non implica necessariamente lo sviluppo di patologie più gravi. Se individuata precocemente, l’infezione può essere curata con opportuni trattamenti e accurati controlli periodici possono contrastare efficacemente eventuali recidive. Diversi studi hanno portato all’identificazione di oltre 200 genotipi di papilloma virus, dei quali circa 40 possono interessare l’apparato genito urinario. La loro pericolosità varia a seconda del loro potere oncogeno. I ceppi a basso rischio si manifestano tramite condilomi, lesioni simili a verruche localizzate nell’area ano-genitale. I condilomi possono colpire sia gli uomini che le donne e possono essere curati con opportuni trattamenti medici e farmacologici. I ceppi ad alto rischio attaccano le mucose dell’apparato genitale e sono associati ad una serie di tumori, tra cui il più frequente è quello al collo dell’utero. Vari studi hanno riscontrato che nelle adolescenti sessualmente attive il tasso di prevalenza dell’infezione da HPV varia dal 44% al 90%. Il rischio di contrarre una infezione da HPV aumenta con il numero dei partner sessuali ed è massimo nell’età giovanile (20-35 anni). L’uso del profilattico sembra non avere azione protettiva completa in quanto l’infezione è spesso diffusa anche alla cute della vulva e del perineo. Tuttavia si registra un elevato tasso di risoluzione spontanea dell’infezione da HPV (70% – 90% entro 12 – 30 mesi).

DIAGNOSI

La diagnosi dell’infezione di HPV prevede:

Esame clinico con ispezione dei genitali esterni e della portio uterina mediante esame speculare;
Pap test

Nel caso di sospetto di lesione da HPV l’iter diagnostico può essere approfondito e completato attraverso il test HPV-DNA e la colposcopia con eventuale biopsia della zona sospetta. Il Pap-test è un esame di primo livello, viene praticato durante la visita ginecologica e consiste nel prelievo, mediante l’utilizzo di apposite spatole, delle cellule cervicali frammiste a muco, le quali vengono strisciate su un vetrino, colorate e osservate al microscopio. Le pazienti che presentano un pap-test con sospetto di lesione precancerosa o tumorale devono sottoporsi a test HPV-DNA e colposcopia. Il test HPV-DNA è analogo al PAP test per quanto riguarda la modalità di esecuzione, ma le cellule esfoliate dal collo dell’utero vengono fissate in un mezzo liquido attraverso il quale è possibile studiarle utilizzando tecniche di Biologia Molecolare che permettono l’identificazione del genoma virale che fornisce informazioni utili ad un’accurata valutazione del quadro clinico.

La colposcopia è un esame di secondo livello e viene utilizzata sia per la diagnosi precoce del tumore del collo dell’utero, che in caso di sospetta malattia a trasmissione sessuale. L’esame si esegue utilizzando un microscopio che permette di visualizzare dettagliatamente la cervice uterina e prevede: – detersione della cervice con soluzione fisiologica per consentire l’osservazione dei vasi sanguigni e lo studio, nei minimi particolari, della zona osservata; – applicazione di acido acetico per individuare anomalie nella struttura epiteliale che reagiscono a tale sostanza gonfiandosi leggermente – applicazione della soluzione iodata (soluzione di Lugol) per il test di Schiller. Pur essendo molto utile, la colposcopia presenta però delle limitazioni diagnostiche in quanto non permette di individuare lesioni situate più in profondità rispetto alla parte più esterna del collo dell’utero. Tale problematica è più comune nelle donne in menopausa.

TERAPIA

Obiettivi primari del trattamento dell’infezione da HPV sono l’eliminazione di lesioni pre-cancerose potenzialmente evolutive e l’individuazione di eventuali lesioni invasive al fine di prevenire ed abbattere la mortalità da tumori invasivi della cervice uterina. I condilomi presenti a livello di ano, perineo, vulva e vagina vanno distrutti mediante diatermo-causticazione, ossia distruzione dei tessuti lesionati tramite elettro bisturi o mediante vaporizzazione con laser CO2. Per quanto riguarda le lesioni a livello del collo dell’utero oltre la causticazione potrà essere necessaria anche una conizzazione (asportazione chirurgica del tessuto lesionato) o una Leep. (conizzazione, mini invasiva mediante ansa a radiofrequenza). Nel trattamento di queste lesioni è sempre raccomandabile effettuare prima una eventuale biopsia.

VACCINO

Oggi sono disponibili due tipi di vaccino:
– Cervarix, è un vaccino bivalente che protegge dai due ceppi cancerogeni di HPV più comuni (16 e 18)
– Gardasil, vaccino quadrivalente attivo verso i ceppi 6, 11, 16, 18 ed utile anche per la prevenzione dei condilomi.

L’efficacia del vaccino è maggiore nelle donne non ancora sessualmente attive, in quanto esse hanno minori probabilità di essere state esposte all’infezione. E’ per questo motivo che le candidate ideali alla vaccinazione sono le adolescenti. Malgrado possano essere un utile strumento nella prevenzione dell’infezione da HPV e delle sue conseguenze, non è dimostrato che i vaccini siano efficaci contro le infezioni da HPV già presenti a causa di contatti sessuali precedenti. Pertanto, è comunque importante utilizzare tutte le precauzioni possibili per evitare di contrarre il virus e sottoporsi a controlli periodici.

L’HPV NEGLI UOMINI

Una nota di riguardo agli uomini: anche i maschi contraggono l’HPV e possono trasmettere il virus alle loro partners. L’uso maschile del vaccino anti-HPV non è stato ancora approvato e non vi sono ad oggi dati che dimostrino che l’uso maschile del vaccino possa prevenire la formazione di verruche genitali, lo sviluppo di forme tumorali correlate all’HPV (come il cancro del pene, che è raro) o la trasmissione del virus alle donne.

IN CASO DI DUBBI….

In caso di dubbi su questo tema o di sospetto di infezione, l’equipe medica di S.I.S.Me.R. è a vostra completa disposizione. Per informazioni e appuntamenti potete contattare lo 051 307 307 o scrivere a pazienti@sismer.it