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Pro e contro del parto naturale

Quando si tratta il tema del parto, una delle principali questioni è quella relativa al confronto tra parto spontaneo e parto cesareo, con i relativi pro e contro.
Il parto naturale è identificato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come “parto spontaneo” Per alcune mamme si tratta di un’esperienza tanto emozionante da essere irrinunciabile, ma presenta dei pro e dei contro che devono essere valutati attentamente caso per caso con il proprio medico. Il parto spontaneo si distingue principalmente dal parto cesareo poichè non implica un intervento chirurgico per permettere la nascita del bambino, che avviene per via vaginale.

Come avviene. Le 4 fasi

1) Fase prodromica
Il processo inizia con la fase prodromica, durante la quale la donna inizia ad avvertire delle contrazioni la cui frequenza e intensità aumentano col trascorrere del tempo. Tali contrazioni permettono al bambino di impegnarsi (ovvero di posizionarsi) nel canale del parto. Durante questa fase avviene anche l’ espulsione del tappo mucoso, una sostanza gelatinosa che a volte può provocare anche una perdita di sangue a causa della rottura dei capillari uterini. A questo segue la rottura delle acque e la conseguente fuoriuscita del liquido amniotico.

2) Fase dilatante
Da questo momento inizia il travaglio vero e proprio, noto come travaglio attivo, che prevede due fasi. La prima è detta dilatante, è caratterizzata da contrazioni sempre più ravvicinate e intense che portano alla dilatazione completa del collo dell’utero. Quando la dilatazione arriva a 10 cm di diametro significa che il bambino ha lo spazio necessario per uscire, in quanto il collo dell’utero si è appiattito sulla parete uterina.

3) Fase espulsiva
La seconda fase del travaglio attivo, detta espulsiva, prevede la serie di spinte che permetteranno la nascita del bambino. Durante questa fase il bambino si prepara nel canale del parto e le contrazioni ne favoriscono l’uscita per via vaginale. Durante questa fase, appena è visibile la testa del bambino, la donna viene invitata a spingere di pancia in concomitanza con una contrazione uterina, così da facilitarne l’uscita.

4) Secondamento
Nell’immediato post-partum, subito dopo la nascita del bambino, le contrazioni uterine si intensificano nuovamente per agevolare il cosiddetto processo di secondamento, ovvero l’espulsione della placenta e di tutti gli annessi fetali, come funicolo e membrane amnio coriali.

Quanto dura il parto naturale?

Questa domanda non trova una risposta assoluta, infatti dipende sempre da caso a caso. Tuttavia, mediamente la durata del travaglio e del parto è circa 18 ore se si è al primo parto, e 12 ore per quelli successivi.

Vantaggi

– Il parto naturale è da preferire in caso di una gravidanza fisiologica, in quanto meno rischioso sia per la mamma che per il bambino.

– Si evita un intervento chirurgico. Infatti, non esistono prove scientifiche che il taglio cesareo sia meno pericoloso del parto naturale, mentre è giusto ricordare che il cesareo è un’operazione chirurgica a tutti gli effeti. Infatti, esso avviene attraverso un’incisione a livello del segmento uterino inferiore. Tale operazione implica rischi chirurgici e un tempo di ripresa più lungo.

In assenza di complicanze, a seguito di parto naturale la donna si può alzare da letto dopo poche ore, e potrà da subito provare l’esperienza più bella della propria vita, ovvero tenere tra le braccia il suo bambino o la sua bambina.

– Se la preoccupazione è il dolore, si ricorda che durante la gravidanza si possono frequentare corsi preparto che insegnano le tecniche di respirazione adatte a ridurre le sensazioni dolorose e che è possibile avvalersi dell’epidurale.

 

Svantaggi

– E’ da preferire il taglio cesareo in caso di: posizione anomala del feto (podalica o di spalla), sproporzione feto-pelvica (il bambino è troppo grande per passare attraverso il bacino), palcenta previa centrale (la placenta ostruisce il canale del parto), distacco intempestivo di palcenta, problemi di salute materni (respiratori, cardiaci, renali, infettivi, diabete), gravidanza multipla, gravidanza preziosa.

Anche nel caso in cui sia inizialmente previsto un parto naturale, nel corso del travaglio possono verificarsi circostanze tali da rendere necessario il passaggio ad un parto cesareo, qualora si riscontrino condizioni di pericolo per la madre e/o per il bambino.

 

Sfatiamo qualche mito

– Non ci sono evidenze che il parto cesareo, tolti i casi indicati nel paragrafo “svantaggi”, sia più sicuro del parto vaginale. Esso dovrebbe essere raccomandato solo in presenza di specifiche indicazioni mediche.

– E’ così diffuso il taglio cesareo? L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda che i cesarei non dovrebbero essere più del 15-20% dei parti eseguiti. In Italia, la media è più del doppio, con picchi superiori al 50% in alcune regioni.

– E’ giusto sfatare anche un terzo mito, ovvero che il dolore provato durante il parto naturale sia superiore a quello del cesareo. Infatti, sebbene il parto cesareo non preveda dolore durante la fuoriuscita del bambino, la fase post-operatoria può comportare ugualmente forti dolori.

– Il bambino è davvero più al sicuro con il parto cesareo? Anche questo mito è da sfatare, infatti, tranne nei casi menzionati nel paragrafo svantaggi, il passaggio del bambino per il canale vaginale favorisce l’attivazione della funzione respiratoria.

Consiglio finale
Il nostro consiglio rimane sempre quello di informarsi presso il proprio ginecologo in merito alle diverse tipologie di parto disponibili e alle modalità più indicate nel proprio caso specifico.