Cosa mettere in tavola durante le feste per aiutare la fertilità

COSA METTERE IN TAVOLA DURANTE LE FESTE PER AIUTARE LA FERTILITÀ

Quando si ricerca una gravidanza, soprattutto tramite un percorso di Procreazione Medicalmente Assistita, le abitudini alimentari e lo stile di vita sono fondamentali per aumentare le possibilità di concepimento e di nascita di un bambino sano. Infatti, alcuni cibi possono contribuire a migliorare la qualità dei gameti sia nella donna che nell’uomo, aiutano a ridurre gli effetti collaterali della terapia farmacologica (come stipsi, cefalea, ritenzione idrica e gonfiore), oltre ad agire sulla percentuale di grasso corporeo (fattore che influenza l’esito della stimolazione ovarica).

Tra poco le occasioni per abbuffate e pasti abbondanti non mancheranno, quindi vi consigliamo alcuni alimenti da introdurre nelle tavolate, in famiglia e tra amici, in modo da sfruttare il periodo delle feste per rendere l’organismo più pronto a generare e accogliere una nuova vita, senza eccessive privazioni.

Partiamo da un ingrediente principe: le lenticchie. Questo legume, simbolo del Capodanno e della fortuna, contiene ferro, fibre e proteine. Le lenticchie sono un alimento favorevole anche per la fertilità perché ricche di folato; una sola tazza di lenticchie fornisce oltre il 90% del fabbisogno giornaliero di folati.  Il nostro corpo li utilizza per la formazione dell’emoglobina e dei tessuti che vanno incontro a processi di proliferazione, come i tessuti embrionali, svolgendo un ruolo fondamentale nella prevenzione di gravi malformazioni congenite.

Inoltre, tutta la frutta secca è amica della fertilità, in particolare le noci che rappresentano una fonte di omega-3 necessaria per la corretta produzione di ormoni, così come per uno sviluppo sano del cervello a livello gestazionale. Ne basta qualche gheriglio da consumare, preferibilmente, crudo poiché il calore danneggia gli acidi grassi essenziali.

Utile, anche, aumentare l’utilizzo delle spezie, compensando la quantità di sale, nello specifico lo zenzero, una radice preziosa che aiuta a disintossicare tutto l’organismo ed è in grado di agire sulla qualità spermatica grazie all’azione antiossidante [1].

Infine, non deve mancare un buon olio d’oliva (extravergine e possibilmente estratto a freddo); base dell’alimentazione mediterranea, contiene la vitamina E, il cui composto più attivo è l’alfa-tocoferolo, nome che deriva dal greco tokos che significa “prole” e phero “portare”. Pertanto, tocoferolo significa “avere figli”. L’olio è un potente antiossidante importante per proteggere i gameti dai danni dei radicali liberi. Nelle donne, la vitamina E può aiutare a regolare la produzione di muco cervicale e influire sullo spessore del rivestimento uterino [2].

Riassumendo, legumi, cereali integrali, frutta secca e spezie, conditi con olii naturali, renderanno le vostre tavole speciali, buone per il palato e per i vostri gameti; un’occasione da sfruttare per prepararvi a un nuovo anno che auspichiamo sia pieno di belle sorprese.

I migliori auguri di buone feste da tutto il nostro staff.

[1] Mares, A. K., Abid, W., & Najam, W. S. (2012). The effect of Ginger on semen parameters and serum FSH, LH & testosterone of infertile men. Tikrit Medical Journal, 18, 322–324.

[2] https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/19200982/



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PMA in Risalita dopo la Pandemia: +16.625 bambini dal 2021

PMA IN RISALITA DOPO LA PANDEMIA,

16.625 BAMBINI NATI NEL 2021 GRAZIE ALLE TECNICHE DI FECONDAZIONE ASSISTITA 

5.320 i bambini in più venuti al mondo nel 2021 rispetto all’anno precedente grazie a tecniche di fecondazione assistita: è quanto emerge dalla recente relazione del Ministero della Salute al Parlamento [1] che ha investigato lo stato di attuazione della Legge 40 contenente le norme in materia di procreazione medicalmente assistita. Una crescita che, dopo una contrazione dovuta alla pandemia da SARS-COV2, registra un aumento del 47% in un solo anno. Le coppie trattate, infatti, sono passate da 65.705 a 86.090, i cicli effettuati da 80.099 a 108.067 e i bambini da 11.305 a 16.625 (12.906 con gameti della coppia e 3.719 con gameti donati), pari al 4,2% del totale dei bambini nati nel 2021. 

Nel documento, inoltre, si conferma l’elevata età media delle donne che si sottopongono alle tecniche a fresco con gameti della coppia, 36,8 anni (gli ultimi dati dal Registro Europeo riportano un’età media di 35 anni per il 2018), ma diminuisce la percentuale di donne sopra i 40 anni che si sottopone alle tecniche di PMA a fresco: era del 35,8% nel 2020 ed è del 34,4% nel 2021. Per quanto riguarda la fecondazione in vitro con gameti provenienti da donazione, l’età media della donna è maggiore per la donazione di ovociti (41,9 anni) rispetto a quella del seme (34,8 anni). La principale causa dell’indicazione medica a procedere con ovociti donati, infatti,  rimane l’avanzata età materna, indicando come questa tecnica sia utilizzata soprattutto per infertilità fisiologica.

I centri che si occupano di procreazione medicalmente assistita sono in Italia 340, di cui 100 pubblici, 19 privati convenzionati e 221 privati (138 di I livello, quindi per inseminazione intrauterina, e 202 di II e III livello con fecondazione in vitro). La loro distribuzione è maggiore nel Nord del Paese, fatto che riflette una migliore offerta ai cittadini in tale area e caratterizza la differenza tra le Regioni. Sarebbe auspicabile che i centri PMA, per garantire qualità, sicurezza e appropriatezza delle procedure a tutti i cittadini in eguale misura fossero equamente distribuiti su tutto il territorio nazionale.

Infine, non stupisce l’aumento dei trasferimenti di un singolo embrione e la conseguente riduzione delle gravidanze dei parti sia gemellari che trigemini. Questa pratica è ormai considerata lo standard a livello internazionale e presso S.I.S.Me.R. è già adottata da diversi anni per garantire la salute della paziente e del nascituro e per favorire migliori risultati. 

Sulla PMA, nella relazione del Ministero della Salute, si è espresso lo stesso Ministro Schillaci indicando l’importanza della ricerca, dell’accessibilità ai trattamenti per le coppie di tutto il territorio nazionale, della promozione di campagne di informazione e della prevenzione.

Ricordiamo, in merito, quanto sia cruciale attuare dei comportamenti sani e prendersi cura della propria salute ad ogni età, facendo, inoltre, accertamenti ai primi campanelli d’allarme in modo da diagnosticare al più presto eventuali problematiche senza dovervi porre rimedio quando il problema è ormai irreversibile. 

Presso la nostra clinica, medici, biologi, psicologi e genetisti potranno consigliarvi il percorso più adatto sia in termini di prevenzione che di trattamento 

[1] https://www.salute.gov.it/portale/documentazione/p6_2_2_1.jsp?lingua=italiano&id=3380

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Mamme Over 50, Rischi e Limiti

MAMME OVER 50, RISCHI E LIMITI

Tornano alla ribalta della cronaca notizie di donne (vip e non) che hanno ottenuto una gravidanza ben oltre i 50 anni grazie, nella stragrande maggioranza dei casi, ad un’applicazione non sempre conforme alla buona pratica medica delle tecniche di fecondazione assistita. Una gravidanza in età così avanzata, infatti può comportare rischi sia per la madre che per il nascituro.

Sicuramente il nostro Paese è più restrittivo rispetto ad altri stati d’Europa, ma esistono motivi concreti che pongono dei limiti naturali e dei vincoli normativi. In particolare la Legge 40 stabilisce che possano accedere alla fecondazione eterologa (con ovociti di donatrice) donne con massimo 50 anni, mentre per le tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita esclusivamente “coppie di maggiorenni di sesso diverso, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile, entrambi viventi”. Se ne evince che, per le pazienti che utilizzano i propri gameti, non esiste un limite anagrafico stabilito dal legislatore, ma occorre valutare i singoli casi e le cause di infertilità. In realtà, per ciò che riguarda la PMA nel servizio sanitario nazionale, le Regioni, competenti in materia di salute, hanno stabilito dei “paletti anagrafici”, in modo diverso e indipendente. Capita così che in Veneto si possa ricorrere alla PMA presso una struttura pubblica anche fino ai 50 anni, in Campania fino ai 46, in Lombardia e nel Lazio 43 (che è anche l’età media suggerita dalla Conferenza delle Regioni al riguardo).

Bisogna prendere in considerazione che più si va avanti con l’età e più c’è un depauperamento del sistema riproduttivo con una diminuzione qualitativa e quantitativa degli ovociti. Anche se le tecniche di fecondazione assistita sono diventate particolarmente sofisticate ed efficaci, queste non possono sopperire completamente al declino naturale della fertilità e dell’organismo che si manifesta con il passare degli anni. 

Dobbiamo inoltre tener presente, al di là dei vincoli legali, che tutte le gravidanze in età materna avanzata sono correlate a un maggior rischio ostetrico e neonatale, con potenziale insorgenza di problematiche tra cui diabete gestazionale, ipertensione arteriosa, disturbi renali, parti prematuri, tagli cesarei e basso peso alla nascita, oltre ad aborti spontanei e aumento del rischio di anomalie cromosomiche. Senza contare che con l’aumentare dell’età le donne tendono ad essere maggiormente soggette a  fibromi, sindromi metaboliche e altre condizioni e patologie che possono complicare l’intero percorso.

Spesso i media sono forieri di notizie accattivanti che possono illudere chi sta cercando un figlio da tempo facendo credere che, grazie alla tecnologia, sia possibile fare tutto, ma non è così. Presso S.I.S.Me.R.  è possibile ricevere tutte le informazioni necessarie per essere pienamente consapevoli della propria situazione e del percorso migliore da intraprendere.


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Vitamina D: un ruolo chiave nella fertilità

 

VITAMINA D: UN RUOLO CHIAVE NELLA FERTILITÀ

La vitamina D, nota anche come vitamina del sole, non solo aiuta a migliorare la salute delle ossa e compensa la carenza di calcio, ma è uno dei nutrienti essenziali da tenere presente per la salute riproduttiva.

Infatti, recenti studi hanno dimostrato una correlazione tra l’insufficienza di vitamina D e una maggiore incidenza dell’infertilità la cui causa può essere ambientale (come avviene ad esempio in alcuni Paesi del Nord Europa [1] o in quelli particolarmente inquinati), o religiosa (come nel caso delle donne che indossano vestiti che coprono la quasi totalità del corpo [2], comprese le zone più importanti tra cui viso, braccia, mani e gambe).

Questi dati vanno tenuti in considerazione anche dalle coppie che intraprendono un percorso di procreazione medicalmente assistita, in quanto le ricerche hanno dimostrato maggiori probabilità di ottenimento della gravidanza in donne con normali tassi di vitamina D (i valori desiderabili di 25(OH)D sono compresi tra 20 e 40 ng/mL). Tali risultati sono dovuti all’azione positiva che questa vitamina svolge sull’endometrio, contribuendo a favorire l’impianto dell’embrione e riducendo le molecole infiammatorie a livello endometriale [3]. Questo nutriente è importante anche per la fertilità maschile in quanto sembra che una sua carenza possa influire su numero, forma e motilità degli spermatozoi. 

Visto che siamo alle porte dell’inverno è utile ricordare un altro punto a favore della vitamina D che contribuisce al corretto funzionamento del sistema immunitario, potenziandolo, con un conseguente aumento delle difese contro virus e batteri.

Come aumentare, quindi, naturalmente la sua concentrazione?

Innanzitutto, sfruttando l’esposizione alla luce solare almeno 30 minuti al giorno grazie a passeggiate all’aria aperta o una pausa caffè sul terrazzo. La fascia oraria migliore è tra le 10 e le 14, ma attenzione perchè i raggi UV non penetrano il vetro; quindi, stare dietro a una finestra non stimola la produzione della vitamina.

Anche l’alimentazione può essere di aiuto (sebbene in caso di insufficienza sia bene assumere un integratore specifico); tra i cibi più ricchi di vitamina D ci sono i pesci grassi (come salmone, sardine e sgombro), le uova e il latte, oltre a funghi e verdure con foglie verdi, tra cui spinaci, erbette e bietole. Esistono, inoltre, in commercio cibi fortificati facilmente reperibili nei supermercati come cereali e bevande vegetali. Importante sapere che le persone in sovrappeso hanno difficoltà a produrre vitamina D a sufficienza. Questa sostanza è liposolubile, quindi le cellule adipose la assorbono rendendola meno disponibile all’uso per i tessuti e gli organi del corpo: un motivo in più per agire sul proprio peso corporeo, se in eccesso, soprattutto in vista di un percorso di PMA.

Occorre ricordare che ’inquinamento dell’aria può bloccare i raggi UVB del sole inibendo la possibilità di produrre vitamina D, quindi meglio spezzare la routine della città con una giornata in montagna o almeno in collina.

Infine, quando possibile, è bene scegliere indumenti che lascino scoperti il viso, le mani e le braccia e nel caso si usino, giustamente, creme con alti fattori di protezione dal sole, applicarle la mattina presto in modo da avere, nella parentesi del primo pomeriggio, la pelle più recettiva.

Lo staff di SISMeR resta a disposizione per offrirvi pieno supporto su ogni aspetto del percorso che dovrete intraprendere, compreso l’ottenimento e il mantenimento di stili di vita sani e corretti.  

[1] https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/37375724/

[2] https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/27651580/#:~:text=Conclusion%3A%20The%20prevalence%20of%20vitamin,improve%20the%20feto%2Dmaternal%20outcome.

[3] https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1530891X23000162#:~:text=IVF%20Success%20Rate%20and%20Serum%2025(OH)D%20Level&text=Table%202%20shows%20that%2063,014).



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Invasione della Tecnologia nella Crescita dei Bambini. Attenzione alle conseguenze


INVASIONE DELLA TECNOLOGIA NELLA CRESCITA DEI BAMBINI, I PRIMI ANNI SONO CRUCIALI NELLA FORMAZIONE DEL RAPPORTO GENITORI-FIGLI

Una società tecnologica che cambia rapidamente in grado di influenzare, persino, i primi mesi di vita; questo il profilo che emerge dalla ricerca effettuata dall’Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche e Cyberbullismo [1]. Risulta infatti che il 36% dei genitori non racconta più favole ai bambini, il 22% sceglie l’assistente vocale per cantare le ninne nanne, oltre la metà dei genitori usa lo smartphone durante le poppate, o lo svezzamento, e il 64% intrattiene i figli con dispositivi digitali durante il giorno.

Dati che sono lo specchio di un mondo cambiato in pochi anni e che ricorre alla tecnologia fin dalla nascita mostrando in certe situazioni un abuso nell’uso del cellulare, strumento che può diventare un elemento invasivo nel rapporto con i figli. 

Nei primi mesi di vita, la voce dei genitori ha un ruolo emozionale che tranquillizza dando sicurezza al bambino, assumendo quindi un valore fondamentale nello sviluppo psico-emotivo.

Anche nei momenti di crisi, pianto o rabbia è preferibile comunicare senza ricorrere a uno schermo, insegnando al figlio come gestire le emozioni senza distrazioni che possono bloccare l’elaborazione dei sentimenti. 

Importante, infine, il momento dei pasti dato che le abitudini alimentari acquisite in infanzia sono in grado di influenzare la salute durante tutta la vita futura; per cui dall’allattamento, allo svezzamento fino al consumo del cibo in autonomia, è bene sfruttare questi momenti di legame tra genitore e figlio creando un ponte di comunicazione che si rafforzerà nel tempo.

Senza demonizzare il cellulare, o altri dispositivi tecnologici, l’importante è non esagerare anche perchè l’uso eccessivo, può influenzare la qualità del sonno, la postura e la vista; è meglio usarlo per cose utili come le app che diffondono “suoni bianchi” o per cantare o raccontare storie insieme. 

L’arrivo della tecnologia non deve creare distanze, ma deve essere vissuto come uno strumento da condividere per giocare, apprendere ed esplorare.

I primi anni di vita sono un’occasione irripetibile per creare un legame unico e speciale, tale considerazione è valida per ogni genitore, ma lo è ancora di più per chi ha un figlio nato dalla PMA, un figlio che ha fortemente voluto ed è arrivato, spesso, dopo tanti tentativi falliti e per il quale il percorso di crescita è un viaggio speciale di cui non perdere momenti preziosi che non torneranno.

[1] https://www.dipendenze.com/bambini-schiavi-del-digitale



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Ottobre mese della prevenzione per il tumore al seno

OTTOBRE MESE DELLA PREVENZIONE PER IL TUMORE AL SENO

Quali sono i fattori ereditari da verificare

Il 95% dei carcinomi sono definiti o familiari (15% circa), quindi non si riscontrano mutazioni dei geni noti, ma esiste in famiglia una maggiore predisposizione o sono sporadici (la maggior parte); mentre nei tumori ereditari la donna presenta la mutazione dei geni BRCA 1 e/o BRCA 2 (3-5%).

Se la donna. in caso di positività per tumore, presenta particolari fattori di rischio come alta familiarità, indagini istologiche o giovane età, è bene rivolgersi a Centri di Senologia e, se necessario, sottoporsi a un test BRCA (oggi sono a disposizione pannelli multigenici in Centri specializzati, per valutare anche geni a minore penetranza).

Quali controlli fare

Se si riscontra la mutazione dei geni BRCA 1 e/o 2, le possibilità sono, principalmente, due o la chirurgia risk reducing (mastectomia bilaterale) o la stretta sorveglianza che passa per esami programmati (visita senologica, ecografia, mammografia, risonanza magnetica) schedulati in base all’età della donna. Queste mutazioni determinano anche una aumentata incidenza delle neoplasie salpingo-ovariche per cui è necessario anche uno stretto controllo ginecologico

Quali i sintomi di cui preoccuparsi

I sintomi più importanti sono l’autopalpazione di un nodulo, la secrezione, per lo più ematica dal capezzolo e la presenza di un linfonodo aumentato di volume nella ascella (che raramente provoca dolore). Purtroppo, però, una buona parte dei tumori mammari, non provoca sintomi (lesioni non palpabili) e sono rilevabili solo alla mammografia. 

Quali esami fare

L’esame cardinale a cui sarebbe bene che le donne, o seguendo lo screening mammografico programmato o tramite screening spontaneo, si sottoponessero periodicamente è la mammografia; da fare almeno una volta ogni due anni dopo i 40 anni o più precocemente nel caso ci siano fattori di rischio (tra cui familiarità, allattamento, obesità, sedentarietà, fumo, alcool).

Prevenzione

Un’alimentazione corretta ha un ruolo importante nella prevenzione del tumore al seno e ha benefici più ampi in grado di abbattere, anche, altri fattori di rischio. Quindi cibo sano, niente fumo, regolare attività fisica e pochi alcolici sono la ricetta per prevenire lo sviluppo di carcinomi. Anche l’ambiente in cui si vive è importante e le sostanze con cui si viene in contatto quotidianamente.

Il calo di peso comporta una diminuzione consistente del grasso viscerale che, quando è presente in eccesso, contribuisce a creare uno stato infiammatorio diffuso e livelli elevati di insulina e di glucosio.

L’alimentazione deve essere ricca di cereali integrali, vegetali e legumi limitando i grassi animali perché tendono a rallentare l’azione dell’insulina e a mantenere alta la glicemia. Limitare, inoltre, fortemente bibite confezionate e cibi industriali come merendine, pasti pronti, dolci, biscotti e caramelle.

Gli alimenti che possono aiutarci

Sì a tutte le verdure, in particolare, broccoli, cavolfiori e cavoli che possiedono proprietà antiestrogene oltre a mele, aglio, pomodori, carote, frutti di bosco, melagrane e ciliegie. Di stagione i fichi d’india, ricchi di antiossidanti, ma sconsigliati in caso di diverticoli e stitichezza.

Importante “curare” anche il microbiota cioè l’insieme di microrganismi che popolano il corpo in grado di influenzare persino le terapie contro il cancro spingendo il sistema immunitario a essere più attivo contro le cellule tumorali. Gli alimenti giusti? Cereali integrali e verdura, perché contengono fibra, la fonte energetica del microbiota, e alimenti fermentati, come yogurt, kefir, miso e tempeh che contribuiscono al mantenimento dell’equilibrio tra i microrganismi intestinali.

 

Fonte: Dott. Mario Taffurelli



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Italia che cambia: mamme più consapevoli e controllate con un boom di nascite da PMA

UN ITALIA CHE CAMBIA:

MAMME PIU’ CONSAPEVOLI E CONTROLLATE CON UN BOOM DI NASCITE DA PMA

Boom di fecondazione assistita in Italia, a dirlo sono i nuovi dati del Ministero della Salute, raccolti nel Rapporto sull’evento nascita in Italia [1].

Infatti, il decennio analizzato dal Ministero, mostra un profondo cambiamento del tessuto sociale nazionale con una percentuale di donne che ricorre alla fecondazione in vitro che passa dal 37% del 2012 al 48% nel 2022, oltre a un impressionante aumento del 73% dei parti con procreazione medicalmente assistita nel periodo considerato.

In drastica diminuzione, invece, i parti plurimi con PMA (21% nel 2012, 9% nel 2022); dato totalmente conforme alle politiche della nostra clinica che trasferisce sempre e solo un embrione (link al nostro articolo precedente: https://www.sismer.it/pma-gravidanze-gemellari/) nella piena tutela della salute della madre e del nascituro. 

Nelle gravidanze con PMA il ricorso al taglio cesareo nel 2022 si è verificato nel 52,5% di casi con un’inflessione quasi del 4%.

Aumenta l’età delle madri che partoriscono grazie a procreazioni medicalmente assistite, il 18,13% ha più di 40 anni, (nel 2012 era solo il 6,94%): un trend in crescita che si rispecchia per tutte le gestanti al primo figlio in quanto l’età media per le italiane passa da 31,5 a 32,2 e per le donne straniere da 27,7 a 29,2 anni. 

Dall’analisi completa delle nascite, l’89 % dei parti, si legge nel rapporto, è avvenuto negli Istituti di cura pubblici ed equiparati, il 10,8% nelle case di cura e solo lo 0,15% altrove (come in altre strutture di assistenza o a domicilio) anche se, tali ripartizioni, sono sostanzialmente diverse nelle Regioni in cui è rilevante la presenza di strutture private accreditate rispetto alle pubbliche. 

Mamme sempre più controllate e istruite; nel 91,9% delle gravidanze il numero di visite ostetriche effettuate è superiore a 4 (nel 76,7% delle gravidanze si effettuano più di 3 ecografie) con una scolarità medio alta nel 42,5% dei casi e una laurea nel 34,8%; importante, quindi, prendere in considerazione come il livello di istruzione della madre possa influenzare sia l’accesso ai servizi sia le strategie di assistenza verso il feto ed il neonato.

Incoraggianti i dati relativi alla salute dei bambini con un calo del numero dei bimbi nati morti: nel 2022 sono stati 994, corrispondenti a un tasso di natimortalità, pari a 2,40 nati morti ogni 1.000 nati e 4.332 casi di malformazioni diagnosticate alla nascita. Lo 0,9% dei nati ha un peso inferiore a 1.500 grammi ed il 6,2% tra 1.500 e 2.500 grammi. Nei test di valutazione della vitalità del neonato tramite indice di Apgar, il 98,5% dei nati ha riportato un punteggio a 5 minuti dalla nascita compreso nel range di normalità (tra 7 e 10).

Un Paese che cambia con sempre più coppie che si rivolgono a percorsi medicalmente assistiti “non solo per coppie infertili, ma anche per coppie con problemi di aborti ripetuti o con difficoltà a concepire figli che non siano affetti da patologie genetiche gravi. Inoltre, è sempre maggiore il ricorso alla conservazione della fertilità soprattutto per quelle donne che la maternità sono costrette a ritardarla sia per problemi di salute che per problemi di lavoro.” dichiara il Dottor Luca Gianaroli (Direttore Scientifico S.I.S.Me.R.)

Presso la nostra clinica potrete ricevere tutta l’assistenza tecnica, psicologica e medica necessaria per intraprendere un percorso di PMA grazie a uno staff, con competenze trasversali, che vi potrà accompagnare lungo il viaggio verso una nuova vita.

 

[1]https://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=6315



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Dolore e PMA: cosa aspettarsi quando si inizia il percorso

DOLORE E PMA, COSA ASPETTARSI QUANDO SI INIZIA UN PERCORSO DI PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA

Le coppie che iniziano un percorso di PMA sono, spesso, spaventate dal dolore che dovranno affrontare, sia dal punto di vista fisico che emotivo. 

Vediamo, quindi, i passaggi che vi attendono e i conseguenti effetti a cui essere preparati. Sebbene la maggior parte di essi riguardino la partner femminile, è infatti importante che anche il compagno sia informato, in modo da poterla supportare nel miglior modo possibile. 

STIMOLAZIONE OVARICA O PREPARAZIONE DELL’ENDOMETRIO AL TRANSFER EMBRIONALE

Il dolore ovarico durante la stimolazione ormonale è abbastanza comune, ma molto lieve. Potrebbero insorgere una lieve dolenzia alla pancia, gonfiore, ritenzione di liquidi e aumento delle perdite vaginali. Alcune donne avvertono anche mal di testa, fastidio al seno o sbalzi d’umore, tutti effetti passeggeri che possono essere migliorati da una buona alimentazione, idratazione e moderata attività fisica. In caso di disturbi di maggiore entità, è opportuno segnalarli all’équipe clinica per valutare la necessità di eventuali approfondimenti. 

A questo si aggiunge il disagio delle iniezioni che potranno essere sottocutanee o intramuscolari, ma assolutamente indolori se ben eseguite. Potete trovare consigli e istruzioni nell’articolo dedicato sul nostro sito.

RACCOLTA DEL LIQUIDO SEMINALE

Si procede alla raccolta dello sperma, in clinica e con apposito recipiente sterile, mediante masturbazione; quindi, la procedura è totalmente indolore e senza effetti collaterali. Tuttavia, in alcuni casi è previsto il prelievo chirurgico degli spermatozoi. Si tratta di un vero e proprio intervento, che viene eseguito con anestesia e necessità di qualche settimana per la guarigione. 

PRELIEVO DEGLI OVOCITI

La paziente è sottoposta a una lieve, e breve, sedazione; durante l’anestesia, sotto guida ecografica si raggiungono le ovaie e i follicoli maturati grazie alla precedente stimolazione. Questi vengono penetrati dall’ago al fine di aspirare il liquido follicolare interno che contiene gli ovociti. Al risveglio, la paziente dovrà stare a riposo qualche ora in clinica. Tra gli effetti indesiderati, potrebbero esserci, gonfiore, crampi o indolenzimento (simile a quello tipico del ciclo mestruale); si possono, inoltre, avere lievi perdite, ma non servono punti di sutura e non rimangono cicatrici perché si passa dal canale vaginale. Il giorno successivo al prelievo la paziente deve effettuare un emocromo, per verificare che tutti i parametri siano nella norma e per individuare precocemente eventuali complicanze post operatorie (che sono però estremamente rare, intorno allo 0,1%). In caso di dolore o altri sintomi, è consigliabile segnalarli tempestivamente all’équipe clinica. 

TRANSFER DELL’EMBRIONE

Si tratta di una fase delicata, ma totalmente indolore, in quanto eseguita senza alcun tipo di sedazione.

Riassumendo, il dolore fisico a cui si sarà esposti è minimo, ma può restare quello emotivo , la cui entità varia molto da persona a persona. Infatti, il viaggio di emozioni che si attraversa prima e durante la PMA, è complesso e molto personale, frutto della propria storia, carattere e dell’ambiente in cui si è immersi (a volte favorevole e, purtroppo, a volte contrario).

Non riuscire ad avere un figlio può far nascere tristezza, paura, senso di fallimento, impotenza, delusione e sfiducia verso il futuro, sensazioni che aumentano di pari passo con i possibili fallimenti e da gestire anche durante il percorso di procreazione medicalmente assistita, fin dal momento della  diagnosi d’infertilità. 

Per queste ragioni, presso il nostro centro, avrete l’opportunità, lungo tutto il percorso di PMA, di essere affiancati da medici, psicologi e ostetriche specializzati, in modo da ricevere tutte le informazioni di cui avete bisogno e il supporto psicologico che riterrete necessario.

 

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PMA, Gravidanza e Trattamenti Estetici: quali sono consentiti e quali evitare

PMA E GRAVIDANZA: QUALI SONO I TRATTAMENTI ESTETICI CONSENTITI, E QUALI INVECE SONO DA EVITARE

Un trattamento di PMA e la successiva potenziale gravidanza possono causare cambiamenti significativi nel corpo di una donna. Per ritrovare il benessere perduto, l’estetica può essere d’aiuto, ma bisogna stare attenti perché non tutto è consentito.

Trattamenti come ultrasuoni e radiofrequenza, ad esempio sono sconsigliati sia in gravidanza che durante il ciclo di PMA perché indurre una rapida lipolisi può comportare un affaticamento del fegato e degli organi emuntori che è bene evitare.

Per quanto riguarda la pelle, le fluttuazioni ormonali, possono renderla sia più secca che più grassa; quindi, è bene scegliere delle creme per il viso adatte, possibilmente con formulazioni biologiche e naturali, che abbiano un alto fattore di protezione dai raggi solari anche nella stagione invernale per evitare la formazione di macchie. Sono, invece, controindicati i peeling (che possono contenere agenti chimici aggressivi) e le lampade. 

Inoltre, un comune ma fastidioso effetto dell’assunzione di ormoni è il gonfiore. Esso può essere limitato con accorgimenti nutrizionali e camminate nell’acqua (anche in piscina). Possono aiutare, con le dovute cautele, anche massaggi che agiscano sulla circolazione linfatica, favorendo il drenaggio dei liquidi, alla sola zona degli arti. In ogni caso, bisogna applicare sempre olii naturali a base di mandorla o oliva senza profumi ed essenze. 

In merito alla depilazione vanno bene cerette a freddo, rasoio ed epilatore elettrico, no a creme depilatorie (che contengono sostanze chimiche aggressive) e ceretta a caldo che stressa i capillari già potenzialmente fragili. E’ bene evitare la depilazione intima integrale, per ridurre il rischio di potenziali infezioni (come ad esempio la candida) o di irritazioni. 

Infine, è bene evitare fanghi anticellulite e terme, sauna e bagno turco sia durante il ciclo di PMA che nei primi mesi di una eventuale gravidanza.

Nel concedervi un trattamento e una, meritata, coccola per voi stesse, ricordiamo che è fondamentale rivolgersi solo a professionisti qualificati e che garantiscano i migliori standard di igiene. In caso di dubbi o domande in merito a quali trattamenti è possibile eseguire e quali è meglio evitare, lo staff di SISMeR resta sempre a vostra disposizione.

 

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Sport e Fertilità: quelli giusti e quelli da evitare se state cercando avere un bambino

GLI SPORT GIUSTI, E QUELLI DA EVITARE, SE STATE CERCANDO DI AVERE UN BAMBINO

Il movimento è sempre fondamentale per mantenere l’organismo sano e questo principio diventa ancora più importante in vista di un percorso di procreazione medicalmente assistita, oltre che dopo la gravidanza e durante l’allattamento, in quanto lo sport è in grado di influire sulla salute riproduttiva sia femminile che maschile. Persino durante la gestazione sono raccomandati almeno 150 minuti di attività fisica ogni settimana (come indicato dal Ministero della Salute); poco più di un quarto d’ora al giorno, infatti, è in grado di migliorare la circolazione (prevenendo le gambe gonfie), di tonificare i muscoli dorsali e addominali (alleggerendo il peso della pancia che cresce) e di favorire un parto più veloce e meno doloroso grazie all’allenamento dei muscoli pelvici (da evitare, chiaramente, pesistica e subacquea). 

Per le coppie che intraprendo una PMA, le alterazioni dell’assetto ormonale possono condizionarne il buon esito e una corretta attività fisica, associata a una buona alimentazione, possono influenzare positivamente il riequilibrio del corpo, creando i migliori presupposti per il percorso di fecondazione assistita. 

Per le donne sono consigliate attività aerobiche leggere, come nuoto, acqua-gym, pilates e camminate. Da evitare, invece, sforzi eccessivi e prolungati in grado di abbassare il livello di estrogeni o provocare rapide variazioni di peso che alterano la cadenza dei cicli ovulatori e possono portare alla scomparsa del ciclo mestruale, come avviene in alcune atlete che vanno incontro ad amenorrea. Per gli uomini meglio non praticare gli sport che riducono l’afflusso di sangue ai genitali come equitazione, ciclismo, maratone e subacquea.

In conclusione, abbandonate la vita sedentaria e regalatevi una serata di ballo insieme o una bella camminata al tramonto, ne beneficeranno il vostro spirito e anche i vostri gameti!



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